EMMA GOLDMAN E L'ANARCHIA

Lo scritto Anarchia di Emma Goldman è un compendio di problemi pratici e teorici legati all’ideale libertario. Il quale si pone, agli occhi della femminista anarchica, come l’ennesima rappresentazione del Nuovo che, in quanto tale, subisce un numero notevole di resistenze: “Nel suo attaccarsi tenacemente alla tradizione, il Vecchio non ha mai esitato a ricorrere ai mezzi più meschini e crudeli per ostacolare l'avvento del Nuovo, in qualunque forma o periodo quest'ultimo abbia provato ad affermarsi”. Le obiezioni classiche all’anarchia sono due: “Primo, l'Anarchia non è pratica, sebbene si tratti di un ideale meraviglioso. Secondo, Anarchia significa violenza e distruzione, pertanto deve essere ripudiata perché spregevole e pericolosa”. Questi attacchi sono traversali e segnano un’alleanza tra i cosiddetti intelligenti e i cosiddetti ignoranti: “Sia l'uomo istruito che la massa ignorante esprimono giudizi non in base a una conoscenza approfondita dell'argomento, ma in base a ciò che hanno sentito dire o a una cattiva interpretazione”. Il compito che Emma si autoassegna è quello di chiarificare il punto di vista dell’anarchia, emendandolo da visioni pregiudiziali, dettate dal giudizio frettoloso o dalla paura. La prima obiezione sottintende un concetto sbagliato di praticità: pratico non è ciò che già esiste o è conforme a determinate condizioni storiche ma ciò che riesce ad attivare energie esistenziali. L’anarchia muove gli esseri umani, li spinge a trasformare le proprie vite, dunque è pratica. Per quanto riguarda la seconda obiezione, Emma parte da una doppia costatazione, cioè che: “il fattore di maggiore violenza nella società è l'ignoranza” e che: “il suo potere distruttivo è proprio quello contro cui l'Anarchia sta combattendo”. Il dominio violento è reso possibile dalla generale mancanza di consapevolezza. L’ideale libertario, al contrario, determina una maggiore coscienza di sé, delle proprie possibilità reali: in una parola, della propria libertà. Pertanto, l’anarchia, combattendo l’ignoranza, lotta contro la radice della violenza, su cui tutte le forme di governo sono basate. Naturalmente, ciò mina l’esistenza stessa di Dio, dello Stato, della Società, la cui conservazione è legata all’idea di un essere umano imbelle, incapace di comprendere la propria forza. “L'uomo è nulla, i poteri sono tutto”: è questo il motto che accompagna il continuo esproprio a cui l’essere umano è sottoposto. Latrocinio, questo, che spesso si traveste da generosità, infatti: “L'uomo può aspirare a tutte le glorie terrene, ma non deve diventare cosciente di sé”. Dio, lo Stato, la Società concedono benefici, possibilità di influenza, fette di dominio in cambio dell’ignoranza. Distruzione, violenza e ingiustizia sono garantiti dal governo più che dall’ideale libertario: “A meno che non si tratti dell'ordine di Varsavia dopo il massacro di migliaia di persone, è difficile attribuire ai governi qualunque capacità per l'ordine o l'armonia sociale. L'ordine che deriva dalla sottomissione e che viene mantenuto attraverso il terrore non è una garanzia di sicurezza; eppure è l'unico «ordine» che i governi abbiano mai mantenuto. La vera armonia sociale cresce spontaneamente dalla solidarietà degli interessi. In una società in cui coloro che lavorano sempre non hanno mai niente, mentre coloro che non lavorano mai hanno tutto, la solidarietà degli interessi è inesistente; l'armonia sociale non è dunque che un mito. L'unico modo in cui l'autorità organizzata affronta questa grave situazione è attribuendo privilegi ancora maggiori a coloro che hanno già monopolizzato la terra, e rendendo sempre più schiave le masse diseredate. Quindi l'intero arsenale del governo - le leggi, la polizia, i soldati, le corti, la legislatura, le prigioni - sono strenuamente impegnati nell'«armonizzare» gli elementi più antagonisti della società”. Il governo in sé non genera armonia ma impone il proprio arbitrio, dall’esterno, alla pari di un giogo. Che gli esseri umani debbano organizzarsi gerarchicamente, secondo logiche alienanti, è definita da Emma una “superstizione politica” che gli anarchici contrastano, servendosi de: “L'azione diretta contro l'autorità sul posto di lavoro, contro l'autorità della legge, contro l'autorità invadente e intrigante del nostro codice morale”, la quale: “è il metodo logico e coerente dell'Anarchia”.



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