La crudeltà della giustizia: il "garantismo" stirneriano

 

La religione si instaura quando, a guidare le azioni e i pensieri degli individui, c’è un’entità generale, uno spettro, un dio, appunto, che può assumere diverse forme: la famiglia, la patria, l’umanità, etc. Chi aderisce ad un modello di vita religioso pone, come principio dei rapporti umani, la legge dell’amore. “Ogni uomo deve avere qualcosa da porre al di sopra di sé stesso”: ecco il senso del precetto, il cui corollario è l’imperativo seguente: “tu non devi essere – egoista” (M. Stirner, L’unico e la sua proprietà, p. 300). Questa legge, più di altre, è considerata violabile dal punto di vista particolare – si pecca, banalmente – ma inviolabile dal punto di vista generale – nessuno nega il valore assoluto dell’amore -. Stirner fa un esempio esegetico. Della Bibbia si possono criticare i contenuti ma non si può metterne in dubbio la validità tout court (M. Stirner, L’unico e la sua proprietà, p. 300). Allo stesso modo, quando si giudica qualcuno secondo giustizia - la forma politica dell’amore -, si sperimenta il medesimo limite: è lecito “chiedersi e ricercare la vera essenza della giustizia e cosa implichi e in che consista, ma mai però se esista di fatto”. Oltretutto, chi si dedica all’amore, fedele al dettato giovanneo secondo cui “chi rimane nell’amore rimane in Dio e Dio in lui” (1 Giov., 4, 16), si aliena, espropria sé stesso, si annulla. (M. Stirner, L’unico e la sua proprietà, p. 301). Uno dei cardini del pensiero stirneriano è che alla presenza di un’entità generale, sovraindividuale, divina, corrisponde l’assenza del singolo. Infatti “chi è pieno di amor sacro (religioso, morale, umano) ama solo lo spettro dell’«uomo vero» e perseguita con cieca crudeltà il singolo, cioè l’uomo reale”. All’amore per lo spettro, consegue l’odio per ciò che non è spettrale. L’astratto sovraindividuale assassina il concreto individuale. Questa, per Stirner, non è una metafora. La mancanza di misericordia verso i cosiddetti «delinquenti» lo dimostra. Essi, con la loro esistenza, smentiscono l’esistenza della giustizia, violano l’inviolabilità della legge dell’amore. La risposta dei cosiddetti «giusti» è implacabile e crudele, perché “solo uno dei due può continuare a vivere: o il comandamento morale o il delinquente” (M. Stirner, L’unico e la sua proprietà, p. 302). Il «delinquente» non è punito in quanto trasgressore ma in quanto egoista. Il trasgressore può riconoscere comunque il valore assoluto della legge che ha violato, l’egoista, no. Ecco il paradosso della legge dell’amore spettrale, universale, sovraindividuale, che si auto smentisce: “voi amate l’uomo perciò torturate l’uomo singolo, l’egoista; il vostro amore per gli uomini vi porta a torturarli” (M. Stirner, L’unico e la sua proprietà, p. 305).

Riferimenti bibliografici

M. Stirner, L’unico e la sua proprietà, Adelphi, Milano, 2011



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