Satura di Bruna Lucia Giliberto
Certi libri non si leggono, si mangiano. Satura è una di queste pietanze verbali. Affinché un susseguirsi ordinato di lettere diventi cibo commestibile, è necessario che le pagine pulsino. Sangue, circolazione, anatomia, respiro: la vita nuda ferve in Satura. È possibile rintracciare un gusto unico in questa vivanda variegata? È lecito individuare delle invarianze nel moto della messinscena? Risponderemo stabilendo delle ricorrenze. È la ricorrenza stessa, come ciclicità, a ricorrere. Il tempo greco, l’uroboro, è protagonista di Satura. Ciò che fu, sarà. Questa legge informa le esistenze dei personaggi. La ripetizione a volte è una prigione, altre volte è un’occasione di riscatto. Circe, fulcro del racconto omonimo, è reclusa nell’attesa e nella cura di Lui. Il passato, il presente e il futuro sono segnati dall’ossessione e dalla scoperta dell’animalità dell’umano: “E ci fu la tigre, il rospo e la falena; il topo, la libellula e il cavallo”. La stessa bestialità guida il tirocinio...