L'AMORE SECONDO LUCREZIO
Lucrezio, nel terzo libro de La natura delle cose , si occupa del fenomeno amoroso. “Così dunque chi riceve la ferita dai dardi di Venere, / […] / si protende verso la creatura da cui è ferito e arde / di congiungersi a lei, e di versare in quel corpo l’umore del proprio corpo. / Infatti la tacita brama presagisce il piacere” (vv. 1052 – 1057). Così, da Venere si viene colpiti, attraverso il corpo dell’amato. Masochisticamente, si aspira ad avere un contatto con la fonte della violenza a cui siamo soggetti. Si ambisce all’unione con essa. L’amore è un’esperienza di sofferenza, quando la tacita brama , cioè il desiderio, annuncia in anticipo l’evento futuro del piacere. La lontananza dell’amato produce nella mente dell’amante dei simulacri, delle immagini, dei fantasmi ossessionanti. Che fare, dunque? “Ma conviene che tali fantasmi si fuggano, che si ricusi / ogni alimento d’amore, ad altro il pensiero si volga, / e il seme raccolto si eiaculi in casuali amplessi, / né lo si serbi...